Una cartomante racconta la sua attrazione per la cartomanzia
Circa 35 anni fa, studentessa universitaria, fui attratta da un mazzo di carte esposto nella vetrina di un tabaccaio. Non sapevo cosa fossero, ma le immagini ritratte mi avevano colpito moltissimo.
Mi furono regalate con un libro allegato, scoprii che erano Tarocchi e che dietro e dentro c’era un mondo affascinante.
Lo studio:
Cominciai a studiarli, e, quasi per gioco, a sperimentarli .
Ebbi risposte e riscontri che mi portarono ad approfondire sempre più l’argomento.
Il primo mazzo di Tarocchi:
Il primo mazzo di Tarocchi ad avermi chiamata è stato quello della Golden Dawn, il successivo, su cui mi sono fermata, è stato quello di Aleister Crowley, Tarocchi che ho scoperto in seguito essere collegati ai primi, con colori ed immagini molto particolari, dipinti da una pittrice, Frida Harris.
Sono Tarocchi molto complessi perché associati, nell’interpretazione, all’albero della vita, ai King, all’astrologia, all’arte, alla musica, alla psicologia (Jung).
Rivolgersi ai tarocchi:
Quando parlo con persone che si rivolgono ai Tarocchi per sciogliere dubbi, per la soluzione di un problema, per conferme, dico sempre che le mie carte danno indicazioni.
È come trovarsi ad un bivio, se si decide di seguire la direzione presa si va incontro ad un determinato succedersi di situazioni, se non ci piace si può aggiustare il tiro o cambiare direzione, vale a dire il consiglio dei tarocchi!